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L'outlook della settimana. Il punto al 7 gennaio 2025

Un panorama incerto
Nel 2024, ciò che ha dominato il panorama geoeconomico internazionale è stata l’incertezza, alimentata dai gravi e sanguinosi conflitti in atto e dalle preoccupazioni per un commercio internazionale minato da misure protezionistiche minacciate e reali, nonché dai disordini nelle catene di approvvigionamento con il costo in salita dei trasporti e una carenza di materie prime. Senza dimenticare gli effetti nefasti del cambiamento climatico: inondazioni e siccità hanno danneggiato le infrastrutture e ridotto la produzione agricola, influenzando negativamente il commercio di beni primari.
Ciò nonostante, l'economia europea, mostrando una certa resilienza, ha registrato una crescita moderata, con un incremento del PIL dello 0,9% nell'UE e dello 0,8% nella zona euro. Questo sviluppo è stato sostenuto dalla domanda interna e da condizioni favorevoli nel mercato del lavoro, nonostante le sfide geopolitiche e le politiche restrittive per fronteggiare l’inflazione ormai in remissione. 
In Italia, il Pil è atteso crescere dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025. Nel 2024 l’aumento del Pil verrebbe sostenuto dal contributo della domanda estera netta (+0,7 punti percentuali), mentre la domanda interna fornirebbe un apporto negativo (-0,2 p.p.). Nel 2025 la crescita dell’economia italiana sarebbe invece trainata dalla domanda interna (+0.8 p.p.).

La manifattura in contrazione
Il settore manifatturiero, sia nell’Eurozona che in Italia, termina il 2024 in contrazione, secondo i dati forniti dall’indice HCOB PMI® Settore Manifatturiero che misura lo stato di salute delle aziende manifatturiere ed è redatto da S&P Global.
Un quadro ben definito della situazione lo fornisce il Monitor dei distretti, edizione nazionale a cura dell’Ufficio Studi di Intesa Sanpaolo. Nel terzo trimestre del 2024 l’export dei distretti industriali si è confermato in territorio positivo, riportando un aumento tendenziale pari all’1,3% a prezzi correnti. Si tratta del secondo aumento consecutivo, dopo quello riportato nei mesi primaverili che aveva segnato un’inversione di tendenza dopo quattro trimestri in cui era stato registrato un lieve calo. C’è una sostanziale tenuta dei valori esportati dai distretti, in un contesto di debolezza degli scambi mondiali, e in momenti come questi tende ad aumentare l’eterogeneità dei risultati. Mostrano una migliore evoluzione i comparti che possono contare su una domanda aciclica: è questo il caso della filiera agro-alimentare. Sono, invece, più in difficoltà i settori specializzati in prodotti voluttuari, come possono essere alcune tipologie di beni di consumo. Lo scenario è complesso, scrivono da Intesa Sanpaolo, caratterizzato anche da diversi fattori di rischio e incertezza, legati ai conflitti alle porte dell’Europa, alle forti tensioni geopolitiche internazionali, alla grande discontinuità rappresentata dall’elezione di Donald Trump.

Fiducia e consumi
L’ultima rilevazione Istat del 2024 sulla fiducia di imprese e consumatori mostra “segnali contrastanti”. Quella dei consumatori flette, evidenziando un deterioramento delle attese sia sulla situazione economica generale ma anche sul bilancio familiare. Quella delle imprese torna invece ad aumentare topo due mesi di calo. La salita dell’indice è trainata dal comparto dei servizi di mercato dove si registra un generale miglioramento delle opinioni degli imprenditori, soprattutto con riferimento al settore dell’informazione e comunicazione e a quello dei servizi alle imprese e altri servizi. Rimane in diminuzione l’indice di fiducia tra le imprese dell’industria (nella manifattura cala da 86,5 a 85,8 e nelle costruzioni flette da 101,5 a 100,9).
Per il 2025 si prevede una ripresa dei consumi trainata dalla stabilizzazione occupazionale e a tassi d'interesse più bassi, come spiegato da Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio al Corriere della Sera. Ed una prima spinta ai consumi per il 2025 si attende dalla stagione dei saldi invernali nella quale siamo appena entrati. Secondo un’indagine Confcommercio realizzata con Format Research, tra i molti dati emersi si evidenzia che sei italiani su dieci sono pronti agli acquisti e pensano di spendere di più dell’anno scorso. Abbigliamento (93,9%) e calzature (76,%) sono tra gli articoli più richiesti.

 

 

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