Gennaio 21, 2025
Frammentazione, debito, incertezza politica e disuguaglianze
Oggi ha preso il via ufficialmente il World Economic Forum di Davos, incontro che riunisce una sorta di think tank politico ed economico del Pianeta, in un momento davvero complesso, con le guerre in corso, le tensioni geopolitiche e molta attenzione puntata inevitabilmente verso gli Stati Uniti, per l’insediamento alla Casa Bianca del Presidente Donald Trump (vedi QUI). Viviamo in un mondo che sta cambiando rapidamente e le prospettive economiche per il 2025 sono “appesantite da frammentazione, debito e incertezza politica”. Nel consueto Chief Economists Outlook del World Economic Forum, che viene pubblicato pochi giorni prima dell’apertura dei lavori, il 56% degli economisti intervistati prevede un indebolimento delle condizioni economiche e, l’ottimismo sulle prospettive a breve termine per la crescita degli Stati Uniti è temperato dalle preoccupazioni per l’aumento del debito e dell’inflazione, mentre l’Europa ha ora registrato le prospettive di crescita regionale più deboli da quasi tre anni.
Oggi è stato pubblicato anche il rapporto Oxfam, su disuguaglianze e povertà nel mondo, che evidenzia l'aumento sproporzionato della ricchezza dei miliardari a fronte della stagnazione della riduzione della povertà.
La crescita debole dell’Italia ma con segnali di miglioramento
L’aggiornamento del Word Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale prevede la crescita globale al 3,3% sia per il 2025 che per il 2026, al di sotto della media storica (2000-19) del 3,7 percento. La crescita globale è “divergente e incerta” e nel nostro Paese non va meglio: per l’Italia l’FMI stima la crescita per il 2025, tagliandola di un decimale e portandola a +0,7%, dopo il debole +0,6% registrato lo scorso anno. Anche la Banca d’Italia, nel suo ultimo Bollettino economico parla di “crescita debole e che stenta a ritrovare vigore” nel quarto trimestre 2024, e stima il Pil 2025 in salita dello 0,8%, ma in un quadro “di incertezza elevata”, legata allo scenario geopolitico e alla crisi dell’economia tedesca.
Le imprese
Nella sua Congiuntura Flash, Confindustria parla di spinte contrastanti: da un lato i prezzi dell’energia in aumento, che pesano su inflazione e costi per le imprese e il timore per i dazi sull’export già debole; dall’altro c’è il calo dei tassi di interesse, che alleggerisce le condizioni finanziarie, e l’attuazione del PNNR, che non si può più rimandare.
Secondo l’indagine della Banca d’Italia su Aspettative di inflazione e crescita, condotta tra il 20 novembre e il 12 dicembre 2024 presso le imprese italiane dell’industria e dei servizi non finanziari con almeno 50 addetti, nel quarto trimestre dell’anno i giudizi sulla situazione economica generale sono peggiorati. Nelle valutazioni delle imprese la domanda si è indebolita, in particolare quella proveniente dall’estero e quella rivolta al comparto dei servizi.
Uno sguardo puntuale arriva poi dalla Congiuntura Confcommercio, indicando un andamento lento dell’economia sia a dicembre che a gennaio ma con lievi segnali di miglioramento. “Confermiamo la valutazione per cui gli ultimi due mesi del 2024 avrebbero mostrato moderati segnali di miglioramento sia congiunturale sia tendenziale, sia per i consumi sia per il Pil”. Questa la “fotografia” del direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella.
Positivo, infine, l’indice Istat destagionalizzato della produzione nel settore delle costruzioni che registra il terzo incremento consecutivo su base mensile, raggiungendo il livello più elevato da gennaio 2024.
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