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CONFCOMMERCIO-CONFTURISMO A TTG TRAVEL EXPERIENCE

Alla Fiera di Rimini giùil sipario sull’edizione 2023. Italiani all’estero, un “tesoro” potenziale da 8 miliardi l’anno. Sangalli: un target di mercato dai numeri impressionanti”.

Italiani all’estero, un “tesoro” potenziale da 8 miliardi l’anno

Il 2024 sarà “Anno delle radici italiane”. La decisione del Ministero degli Esteri, del settembre scorso, si è tramutata anche in uno specifico progetto del PNRR che prevede appunto il “turismo delle radici” tra le voci di investimento, creando un’occasione irripetibile per il settore. Gli italiani che risiedono all’estero e i loro discendenti, d’altronde, sono circa 60 milioni: si tratta di una comunità enorme che vuole riscoprire le proprie radici e con un’ottima capacità di spesa (si stima che potrebbero generare una spesa  annua in Italia molto vicina a 8 miliardi di euro). 

Di questa vasta comunità l’84% conosce bene l’italiano e il 90% lo parla in famiglia, mentre l’82% mangia abitualmente cucina italiana. Il 60% è venuto o tornato più volte nel corso degli anni e tre su dieci dedicano al viaggio in Italia una o due settimane per visitare parenti e luoghi di origine. La maggior parte arriva con la famiglia preferendo i mesi di giugno e settembre. Il 27% pernotta a casa di parenti e amici, mentre il 35% punta su alberghi e il 16% su altri tipi di strutture turistico-ricettive. Il budget è di 2.300 euro a persona, che diventano 3.700 per quanti allungano la vacanza fino a un mese.

Sono questi i dati più significativi che emergono da un’analisi di Confcommercio e Swg sulle comunità “italiche” di 8 Paesi (Argentina, Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Regno Unito e Stati Uniti) e da uno studio di TRA Consulting sull’impatto del turismo delle radici sull’economia nazionale. Le ricerche sono state presentate al TTG a margine del convegno “2024 anno delle radici italiane: come prepararsi?”, organizzato da Confcommercio-Confturismo.

 

La permacrisi, ovvero lo stato di “crisi permanente” che vede rincorrersi emergenza su emergenza. E poi la guerra, insieme alla nuova globalizzazione in cui “globale e locale si incrociano e si ricompongono in maniera inedita”, situazione che riguarda naturalmente anche il settore turistico. Ha iniziato parlando di questo il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nell’intervento che ha aperto i lavori del convegno“2024 anno delle radici italiane: come prepararsi?”, organizzato da Confcommercio-Confturismo. Per poi passare all’argomento specifico, che concerneva appunto quelli che ha definito gli italiani “con le ali”, quelli che “sono emigrati e che si sono stabiliti all’estero” e che “nel tempo sono stati tanti, tantissimi”. Parliamo infatti addirittura di 260 milioni di persone, se si includono non solo quanti discendono da italiani di origine, ma anche chi “con l’Italia sente un’affinità particolare, in virtù di legami acquisiti di parentela, di studio o di connessioni lavorative”.

“Sono numeri impressionanti – ha sottolineato Sangalli - che spiegano da soli l’importanza strategica di indirizzare politiche dedicate di attrattività turistica su questo target di mercato”. E il 2024, l’Anno delle Radici italiane promosso dal Ministero degli Affari Esteri, è “l’occasione perfetta per lavorare su questo mercato, anche perché proprio il turismo delle radici potrebbe incoraggiare la nostra offerta turistica ad evolvere in direzioni nuove”, per esempio “rilanciando periodi dell’anno meno scontati e borghi meno conosciuti, terra d’origine di tanti italiani emigrati all’estero”. Ma non solo: “avendo delle motivazioni molto personali, quasi sentimentali – ha concluso il presidente di Confcommercio - è un turismo di base più rispettoso, più qualitativo rispetto al mercato di massa. E quindi più sostenibile per il nostro territorio”.

 

A seguire microfono a Gianluca Caramanna,  consigliere del ministro del Turismo per le relazioni istituzionali: “reputiamo questo tipo di turismo molto importante – ha detto - perché è identitario e culturale. Se ne parla da tanti anni, ora è il tempo di raccogliere. Ha un impatto molto forte, soprattutto sulle strutture ricettive, e non è vero che si tratta di una spesa che non arricchisce il territorio. Ci sarà il massimo impegno del Governo e del Ministero del Turismo sul tema, anche perché in generale è proprio il turismo la leva economica che può spingere la crescita del nostro Paese”.

Per Ivana Jelinic, presidente e amministratore delegato di Enit, “è chiaro che oggi i turisti hanno sempre più bisogno di motivazioni specifiche e il turismo delle radici è perfetto da questo punto di vista. Sono molto soddisfatta del lavoro congiunto che sul tema stiamo facendo insieme al Ministero degli Esteri”.

Di "potenzialità straordinarie" ha parlato commentando le ricerche il ministro del Turismo, Daniela Santanché“il turismo delle radici rappresenta un legame speciale tra gli italiani all’estero e i luoghi delle loro origini, offrendo l’occasione di visitare e vivere gli spazi, i paesaggi, le città e i borghi dei loro antenati, di riscoprire o creare connessioni profonde con la cultura e la storia della nostra nazione. Le potenzialità di questo segmento turistico sono straordinarie: da parte del ministero del Turismo, così come dell’intero Governo, c’è il massimo impegno nel sostenere questa fondamentale componente del comparto, a cominciare dallo specifico capitolo dedicatole all’interno del Piano strategico 2023-2027.”

 

Seminari ed eventi

Anche quest’anno Confcommercio-Confturismo è stata presente con uno stand di 90 metri quadri nel padiglione H5, dove – è la novità di questa edizione – varie organizzazioni del sistema confederale hanno dato vita a una serie di seminari/eventi (vedi il programma in pdf).

Il ciclo di seminari ed eventi ospitato nello stand Confcommercio-Confturismo è stato aperto dal Fondo For.Te., il Fondo paritetico per la formazione dei dipendenti delle imprese del Terziario, con “La forza delle competenze per un lavoro di qualità. Il racconto dal punto di vista di For.Te.”. Il direttore del Fondo, Eleonora Pisicchio, ha sottolineato che “il fabbisogno occupazionale 2022-2026 è stimato fra i 4,1 e i 4,5 milioni di lavoratori, ma attualmente c’è un netto mismatch tra le competenze chieste e quelle a disposizione, il che peraltro ha forte impatto sulla produttività e sul benessere”. Come se ne esce? Con la formazione, appunto, “perché può facilitare il superamento del mismatch, può affrontare le sfide del mercato del lavoro e aiutare a superare le diseguaglianze. Ma una formazione vera, incentrata sui bisogni professionali e sull’efficacia più che sugli adempimenti formali”. A questo scopo For.Te “ha innescato una programmazione per competenze: crediamo moltissimo nella formazione non centrata sul dove e sulle procedure ma sul come e cosa apprendere, oltre che a una formazione asincrona per apprendimento innovativo che lasci massima libertà per esprimersi”, ha aggiunto la Pisicchio.

“È evidente che le Olimpiadi sono un motore economico, non soltanto per i territori ospitanti, ma per l’intero sistema Paese. Tuttavia l’opportunità che può portare un evento di questo calibro non è soltanto quella economica: l’Italia avrà l’occasione di poter mostrare le sue competenze organizzative e le sue bellezze, di consolidare la propria identità nell’immaginario collettivo e di veicolare messaggi di valore”. A meno di due anni e mezzo dall’accensione del braciere (il 6 febbraio 2026) al TTG di Rimini Loretta Credaro, vicepresidente di Confcommercio incaricata per il Coordinamento Attività Olimpiadi invernali 2026, ha fatto il punto sui giochi olimpici che coinvolgeranno ben tre regioni italiane: Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige (vedi il video della candidatura di Milano-Cortina).

Ammonendo che “l’opportunità di sviluppo data dall’ospitare un mega evento sportivo di questo calibro non è qualcosa che viene automaticamente trasferito al territorio, ma che va costruito e conquistato da parte delle comunità, degli stakeholder, degli imprenditori, delle amministrazioni”.Per questo è assolutamente necessario “fare rete con il coinvolgimento di tutti e avere una strategia di marketing territoriale che identifichi un chiaro posizionamento per questi territori in modo da renderli capaci di massimizzare il pre-evento e gestire in modo ottimale il post”. Si tratta di temi, ha precisato la Credaro, che non interessano soltanto la dimensione locale: “dovranno essere considerati anche sul piano nazionale, poiché l’immagine che gli spettatori recepiranno sarà quella di un sistema Paese che è stato in grado di fare un buon lavoro e di affrontare con responsabilità, trasparenza e statura, temi complessi e attuali".

“In questo senso i sistemi aggreganti, come Confcommercio, avranno un ruolo fondamentale sul piano nazionale. L’opportunità per il nostro sistema sarà quella di far sentire tutti gli operatori coinvolti, di celebrare il loro importantissimo ruolo nel sistema economico e nell’offerta nazionale, anche per dare un booster ad un sentimento di fiducia e di appartenenza di cui sappiamo, il nostro Paese, ha fortemente bisogno”, ha concluso la vicepresidente.

Terzo e ultimo incontro della prima giornata al TTG è stato a cura del Fondo Fon.Te-Fondo Pensione Complementare per i dipendenti da aziende del terziario commercio turismo e servizi su “Il ruolo della previdenza complementare come leva di sviluppo del Turismo”. Il presidente, Maurizio Grifoni, ha evidenziato che “la previdenza complementare ha oggi un ruolo importantissimo, è del tutto chiaro che gli under 35 di adesso, con la discontinuità di carriera che esiste, andranno in pensione a 74 anni prendendo il 60% dell’ultimo stipendio. In pratica, faranno la fame”. Prima o poi diventerà dunque obbligatoria: “ma chi paga? Aziende e lavoratori – ha detto Grifoni - non possono pagare di più e quindi non possiamo che ragionare con lo Stato, perché la previdenza complementare può aiutare lo sviluppo del Paese”. Entrando poi nello specifico dell’argomento del seminario, Grifoni ha detto che “il Fondo Fon.te ha un patrimonio di oltre 5 miliardi, che tende a crescere e che investiamo. Abbiamo deciso di lasciar stare la liquidità, ma di investire direttamente in imprese e infrastrutture (private market) per 560 milioni, compriamo quote di fondi che ‘mirano’ determinati settori. Per il turismo siamo in contatto con Certares, la più grande società al mondo che investe solo nel turismo”.

“Le ruote del turismo, roadmap: viaggio dei bus turistici tra salite e discese”: la seconda giornata nello stand Concommercio-Confturismo è partita con il seminario a cura di AN.BTI-Associazione Nazionale Bus Turistici Italiani. Il presidente, Riccardo Verona, ha fatto un excursus sui “temi caldi” per la categoria, dagli incidenti (“è più facile, elettoralmente parlando, attaccare i bus che altri mezzi di trasporto”) all’accesso nelle città (“i soldi del ticket non vengono utilizzati per la sicurezza o per migliorare i servizi, alcune amministrazioni prendono i soldi e del resto se ne sbattono”), al rispetto delle regole (“in Italia manca la cultura del rispetto, se ci sono le regole devono valere per tutti”).

Argomento del secondo seminario in programma giovedì 12 è stato “La sanità integrativa nel nostro Sistema: le attività di Fondo Est e di QuAS”, a cura di Fondo Est-Assistenza Sanitaria Integrativa QuAS-Cassa Assistenza Sanitaria Quadri, durante il quale sono stati illustrati il funzionamento e lo “stato di salute” delle due entità. Il direttore del QuAS, Anna Gaeta, ha sottolineato “il forte incremento degli iscritti negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia” e  auspicato “un aumento della contribuzione data l’attuale curva demografica, altrimenti è evidente che le prestazioni dovranno essere riviste”. Anche il vicedirettore di Fondo Est, Fabiana Auriemma, ha evidenziato che durante la pandemia “non c’è stato il crollo di contribuzione che ci aspettavamo, anzi. Le aziende, evidentemente, percepiscono la sanità integrativa non solo come un costo ma come un servizio per i dipendenti”.

 

Fiavet: “servono nuovi modelli per il futuro”

“Questo doveva essere l’anno della piena ripresa, ma ha mostrato nuovi modelli di turismo che forse abbiamo ereditato dalla recente pandemia”. Ha esordito così Giuseppe Ciminnisi, presidente di Fiavet-Confcommercio, al convegno “2024, anno del ritorno alla normalità. Compagnie aeree, aeroporti e operatori del settore a confronto verso una nuova era”. Ciminnisi ha sottolineato l’andamento dei flussi della scorsa estate: in piena ascesa fino ad aprile, ma poi in repentina frenata per l’incontestabile aumento dei prezzi, soprattutto del trasporto aereo. Il presidente Fiavet ha precisato che non bisogna generalizzare, perché esiste un mondo del trasporto alleato delle agenzie di viaggio, ma anche un mondo in cui la legalità spesso non è cristallina: “non si può intervenire su fattori esterni: vulcani che eruttano, incendi negli aeroporti siciliani, terremoti e ora la crisi in Medio Oriente”. Tuttavia ha sottolineato quanto invece si possa agire a livello legislativo per il rispetto dei ruoli della filiera turistica nelle difficoltà: “bisogna trovare soluzioni condivise, invocare la regolarità ove possibile, come nella continuità territoriale di Sicilia e Sardegna, e nei rapporti con alcune low cost”.

Faita-Federcamping: turismo Open Air record nella stagione 2023

Nel 2023 il Turismo Open Air ha raggiunto ottimi traguardi: grazie al prolungamento della stagione estiva tutt’ora in corso e agli alti indici di occupazione si sono raggiunti 11 milioni di arrivi per un totale di presenze di poco inferiore ai 70 milioni. Un dato che porta l’open air saldamente al secondo posto, dopo gli alberghi, nella scelta della modalità turistica italiana e tra i primi a livello europeo.

I dati stabilizzati del mese di settembre confermano la crescita già rilevata rispetto alla già positiva stagione 2022 e alle previsioni dello scorso giugno, tarate sulle prenotazioni nell’analisi del CISET-Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica, e indicano una crescita complessiva per il comparto nell’ordine del 4,7% con gli arrivi a quota 11 milioni e le presenze a quota 69,5 milioni (+ 7%). Si tratta di circa 500mila ospiti in più con un incremento di 4.550.000 presenze (nel 2022, si erano registrati 10,5 milioni di arrivi e 65 milioni di presenze). La permanenza media è di poco più di 6 giorni per ospite, in lieve calo rispetto allo scorso anno. Il fatturato complessivo sale a poco meno di 6 miliardi di euro.

In crescita anche le presenze di ospiti con veicoli ricreazionali (+10% rispetto al 2022). In generale la stagione è stata caratterizzata da un andamento a pelle di leopardo con marcate caratterizzazioni territoriali. Secondo i dati raccolti dalle Associazioni regionali di FAITA, localmente si è registrata una crescita marcata tanto nelle regioni del Nordest quanto nel Nordovest, in media del 4% (arrivi e presenze), in miglioramento il Centro, in contrazione il Sude le Isole anche a causa del clima sfavorevole dei mesi di giugno e luglio. Dal punto di vista dei flussi si conferma la composizione del 2022 al 55% esteri e 45% italiani, con un deciso ritorno ai livelli pre-pandemici degli ospiti stranieri.

Cresce il tasso di fidelizzazione dei nuovi ospiti, in particolare italiani, che avevano provato la vacanza all’aria aperta sulla scia delle restrizioni post-covid e che hanno premiato soprattutto le strutture che hanno investito sul proprio prodotto, alzando gli standard qualitativi ed i servizi. Il dato 2023 indica, inoltre, che la domanda di Turismo Open Air cresce specie tra le strutture che hanno adeguato qualitativamente la loro offerta rispondendo ai canoni di sostenibilità ed accessibilità cui il settore è specificamente vocato.

Enit-Unioncamere: per l’autunno prenotazioni in rialzo rispetto al 2019

Il numero di camere già prenotato per la stagione autunnale è già superiore al dato del 2019. È quanto emerge da una ricerca di Enit con Isnart-Unioncamere, presentata in apertura della 60esima edizione del Ttg di Rimini. In particolare, risulta già prenotato il 44,8% delle camere offerte per ottobre, il 42,8% per novembre e il 28,7% per dicembre. Le tariffe applicate per questo autunno sono più alte di quelle del 2022 per quattro strutture su dieci, scelta che porta il 45% delle imprese a prevedere di riuscire a conseguire un utile di bilancio a fine anno (un dato che vale più del doppio di quello di settembre 2022, quando questa previsione era stata formulata solo dal 20% degli operatori).

 

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