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TERZIARIO DONNA: PARI OPPORTUNITA'

A Roma si è svolto il Forum nazionale di Terziario Donna. Le imprese femminili in Italia rappresentano il 22% del totale. Per 6 imprenditrici del terziario su 10 è fondamentale favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata. Lapini: "Serve un patto fra generi e generazioni per eliminare il gender gap"La ministra Roccella: "Mettere al centro il valore sociale della maternità".  

1 dicembre 2022

Oggi a Roma, nella sede di Confcommercio, si è tenuto il Forum nazionale di Terziario Donna “Donne, imprese, futuro. Un patto fra generi e generazioni”. Le imprenditrici di Confcommercio hanno fatto il punto su PNRR e manovra economica, gender gap e demografia, politiche attive ed educazione finanziaria, stereotipi e formazione, cultura di impresa e finanziamenti, violenza economica e sostenibilità, certificazione di qualità di genere e competitività aziendale. Tutte diverse sfaccettature di uno scenario che richiede interventi mirati per rimuovere gli ostacoli che le donne incontrano nella loro vita sociale, professionale e familiare e che impediscono la crescita della nostra economia.  Nel corso del convegno, sono stati presentati i dati sull’universo rappresentato dalle imprese femminili elaborati da Terziario Donna in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne”.  E' stato anche illustrato un “identikit” della oltre 13.000 donne che nel 2022 hanno fatto richiesta dei Fondi per l’imprenditoria femminile

All'evento hanno partecipato Eugenia Roccella, ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Carlo Sangalli, Presidente Confcommercio; Anna Lapini, Presidente Terziario Donna Confcommercio; Giulia Blasi Autricedocente, attivista; Alessandro Rosina, professore Demografia e Statistica sociale Università Cattolica di Milano; Giulia Zanotti Project Manager, Fondo Impresa Femminile Invitalia; Roberta Caragnano, Prof.ssa Diritto delle politiche sociali e del lavoro, Università Lumsa; Natascia Masi, Responsabile certificazione parità di genere Uniter; Ivana Veronese, segretaria Confederale Uil.

 

La "fotografia" delle imprese femminili e le richieste

Sono quasi 1,4 milioni le imprese femminili in Italia, il 22,1% del totale. Di queste, i due terzi (66,8%) operano nel terziario, un quarto sono società di capitale e sono cresciute dell'1,6% negli ultimi 5 anni. Nel 2021 hanno subito un calo di iscrizioni del 12,1%, a fronte del -21% nell’anno precedente. Cosa richiedono le donne imprenditrici? Per 6 imprenditrici su 10 del terziario è fondamentale favorire la conciliazione tra lavoro e vita privata, (tema per il quale è peraltro massimo lo stacco con gli imprenditori uomini, ben 15 punti): lo indicano come priorità il  64% delle donne intervistate - percentuale che sale al 70% fra le laureate).  Un tema sensibile tanto quanto i temi del sostegno alla genitorialità e alle pari opportunità di carriera e di salario. Ma le donne imprenditrici guardano avanti, e richiedono per le future generazioni percorsi scolastici e formativi nelle materie STEM (discipline tecnico-scientifiche): è una richiesta del 48,5% delle imprenditrici, superiore di più di 10 punti rispetto a quanto rilevato per gli imprenditori ( 38,1%). Sette su dieci intendono investire su loro stesse in formazione, soprattutto nei temi del digitale e nelle competenze manageriali e di gestione di impresa: il 14,7% punta ad accrescere le conoscenze in materie di credito e finanza e il 14,1% su temi e competenze green e sostenibilità. Nove imprese femminili su dieci ritengono importante adottare misure green per ragioni di sostenibilità ambientale e il 47% prevede di fare investimenti orientati a ridurre gli impatti dell’impresa sull’ambiente per il triennio 2022-2024. Tuttavia la maggiore propensione ad intraprendere un percorso green si scontra con l’insufficienza di risorse finanziarie, difficoltà che "blocca" la transizione ecologica di un’impresa femminile su tre, ma “solo” un’impresa maschile su 5. Sono infatti gli aspetti finanziari quelli che preoccupano maggiormente le imprese: Il 39% delle imprese femminili dichiara di avere problemi con l’accesso al credito contro il 35% di quelle maschili. Le problematiche aumentano per le imprese femminili di più recente formazione, il 44%, e per le imprese giovanili che toccano quota 43%.

Quadro di sintesi sulle imprese femminili in Italia

Fonte: Indagine sulle imprese femminili realizzata da Terziario Donna Confcommercio in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio “Guglielmo Tagliacarne” per il Progetto Impresa è Donna 2022

Il fondo Impresa Femminile

La  legge di bilancio 2021 ha stanziato 40 milioni di euro e istituito il Fondo impresa femminile. Il PNRR Missione 5: Inclusione e coesione- Investimento 1.2 Creazione di imprese femminili ha stanziato 400 milioni di euro. In totale sono stati stanziati: € 440 milioni complessivi. Di questi 193,8 milioni sono stati destinati agli incentivi del Fondo imprese femminili, che ha aperto il bando per la presentazione delle domande a giugno 2022: 13.079 le domande presentate, che hanno esaurito le risorse disponibili. 

Su 13.079 domande presentate al Fondo Imprese Femminili

  • 4.984: domande per la linea “nuove imprese” (Capo II del decreto 30 sett. 2021)
  • 8.095: domande per la linea “sviluppo” da parte di imprese con almeno 12 mesi di attività (capo III del decreto 30 sett. 2021)
  • Nord: 43% Centro: 27% Sud: 31%
  • Il maggior numero di domande è stato presentato da imprese localizzate nelle regioni Lombardia (15%) e Lazio (13%) seguite dalla Campania (circa 10%).

Fonte: elaborazioni Confcommercio su dati Invitalia

 

Roccella: "Mettere al centro il valore sociale della maternità" 

La ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, ha partecipato ai lavori del Forum di Terziario Donna. "Credo nella capacità e nella forza delle donne - ha detto Roccella - e il nostro ministero sarà di sostegno con una forte sinergia tra i provvedimenti di pari opportunità e quelli per la famiglia".  Un altro aspetto fondamentale secondo la ministra, è quello della natalità: "Nel nome del ministero abbiamo aggiunto non a caso la parola natalità perchè noi vogliamo mettere al centro della nostra azione il valore sociale della natalità. In Italia come in quasi tutta Europa, persino nei Paesi dove c’è un welfare attento alla conciliazione, non si fanno più figli. Ma il nostro Paese è molto al di sotto della media. Il problema è che il calo di natalità e l’aumento della mortalità porteranno ad un impoverimento demografico che porterà problemi di sostenibilità del welfare e anche di sostenibilità ambientale perché abbiamo un problema di spopolamento delle aree fragili". "Il tema della denatalità in Italia - ha detto Roccella - è legato a quello della libertà delle donne e agli ostacoli per la realizzazione delle proprie ambizioni. Siamo sempre costrette a fare delle scelte". Per la ministra, "dobbiamo mettere al centro il problema delle pari opportunità e di farne non più una questione marginale. La conciliazione non è qualcosa che regaliamo alle donne ma è e centrale per tutti noi".  "Quello che vorrei fare - ha concluso Roccella - è cercare di fare rete, ad esempio con il ministero della Sanità per favorire un welfare di prossimità intorno alla maternità".

 

 

 

Lapini: "Favorire la partecipazione delle donne al mondo del lavoro"

La presidente di Terziario Donna, Anna Lapini

 

Aprendo i lavori del Forum, la presidente di Terziario Donna Confcommercio, Anna Lapini, ha sottolineato che "è interesse di tutti, favorire la piena partecipazione delle donne al mondo del lavoro e rimuovere gli ostacoli che incontrano nella loro vita sociale, professionale e familiare per contribuire ad una compiuta ed inclusiva crescita economica del nostro Paese". "Le imprenditrici del terziario - ha detto Lapini - intendono coinvolgere tutti, uomini, e donne; anziani, adulti e giovani, le istituzioni e la politica; le forze produttive ed i lavoratori; il mondo della scuola e della cultura; il terzo settore e le reti territoriali in un patto fra generi e generazioni per eliminare il gender gap di formazione, accesso al credito, conciliazione tra lavoro e vita privata, e tanto altro ancora che non consente alle donne di competere, sul mercato e nella vita, ad armi pari”.

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