Agosto 24, 2022
Il prezzo del gas mette in ginocchio le imprese: siamo vicini al punto di non ritorno? Carlo Sangalli, il leader della Confcommercio, la principale associazione del terziario, del turismo e delle piccole e medie imprese del Paese, esordisce con dati da allarme rosso: «Solo un mese fa stimavamo, per il 2022, un costo complessivo della provvista energetica delle imprese del terziario nell'ordine dei 24 miliardi di euro, più del doppio rispetto al 2021. Con il recente peggioramento delle condizioni del mercato del gas e dell'elettricità, il nuovo calcolo della bolletta energetica porta a un costo pari a 33 miliardi, tre volte il livello del 2021 e più del doppio rispetto ai 14,9 miliardi del 2019. Insomma, siamo in una fase di vera emergenza che, per alcuni settori del terziario di mercato in particolare, sta diventando veramente drammatica».
Andiamo ai casi concreti più drammatici.
«Nella media e grande distribuzione alimentare, nel primo semestre dell'anno in corso, registravamo aumenti del costo dell'energia del 100%, che, da luglio, balza a +500%. Le bollette di alberghi, bar e ristoranti sono triplicate rispetto a un anno fa. Nell'autotrasporto, chi ha fatto investimenti su veicoli a gas metano oggi è costretto a fermarli, perché l'aumento dei costi è diventato insostenibile. Senza dimenticare l'impatto dell'aumento dei carburanti che, nonostante la riduzione delle accise, continua ad essere molto elevato con incrementi di circa il 30% per la benzina e del 35% per il gasolio dall'inizio della pandemia a oggi».
Si rischia la chiusura o la crisi prolungata di attività produttive e di servizio come per la pandemia? Il gas come il nuovo virus?
«La pandemia oggi è meno grave ma non risolta e le due emergenze così ravvicinate rischiano di sommarsi con effetti pesantissimi per la nostra economia. La crescita inarrestabile dei costi energetici pesa come un macigno sui bilanci delle imprese del terziario. Imprese che spesso lavorano con margini estremamente ridotti, mettendo a serio rischio la prosecuzione delle loro attività. E purtroppo le prospettive per i prossimi mesi sono critiche in considerazione del protrarsi della guerra in Ucraina e delle minacce di ulteriori restrizioni nelle forniture di gas dalla Russia».
L'impatto sulle famiglie è altrettanto grave: potremmo avere una nuova gelata dei consumi?
«Nonostante il buon andamento della stagione estiva, frutto sia di un'imprenditorialità vivace e tenace, sia degli interventi del governo a sostegno di famiglie e imprese, non possiamo lasciarci andare a facili ottimismi sulla tenuta complessiva della spesa delle famiglie. I conti delle imprese si fanno su un anno intero, non su qualche buon week end. Dunque, non mi stupirei se, alla fine del 2022, i consuntivi dei consumi mostreranno ancora, rispetto al 2019, cioè prima della crisi pandemica, un profondo rosso in molti settori».
Di fronte al pericolo di una nuova recessione, il governo che cosa deve fare nell'immediato?
«L'esecutivo, quello in carica, e Il nuovo, soprattutto sull'emergenza energia, devono avere tempi di risposta immediati. A cominciare dal rilancio dell'iniziativa in sede europea sul cosiddetto Energy Recovery Fund, puntando alla fissazione di un tetto al prezzo del gas e alla revisione delle regole e dei meccanismi di formazione del prezzo dell'elettricità. Ma, già nell'ambito della conversione in legge del decreto 'Aiuti bis', occorre potenziare e rendere più inclusivi i crediti d'imposta fruibili anche da parte dei non 'energivori' e non 'gasivori', e rafforzare le misure contro il caro carburanti per il settore dell'autotrasporto. Andrebbe anche destinato all'abbattimento degli oneri generali di sistema il gettito derivante dalle aste per l'assegnazione delle quote di emissione di CO2».
Ai partiti in vista delle elezioni che cosa chiedete per fronteggiare il caro prezzi e il caro energia?
«È evidente che, nella prossima legislatura, bisognerà affrontare, con determinazione e urgenza, i nodi della riforma della fiscalità energetica e della riduzione strutturale del carico fiscale su trasporti e mobilità».
Claudia Marin
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